Tra le due rive del Mediterraneo:

diplomazia e diritto in Sicilia in età ellensitico-romana

Presentazione

Una iniziativa coerente con le missioni dell’Università: circolazione e valorizzazione dei saperi

L’iniziativa « Geloi » mira a rispondere a una delle missioni che la legge assegna all’Università, ovvero, oltre alla produzione e diffusione dei saperi, la loro valorizzazione. Tale missione è spesso considerata, a torto, secondaria. Infatti la vocazione dell’Università, anche sotto il profilo istituzionale e legislativo, è quella di condividere la conoscenza, di farne sentire la necessità nella costruzione di sé, nelle forme di progresso morale e intellettuale (progresso cui una società non deve mai rinunciare, qualunque siano le condizioni economiche). A tale fine, è necessario sviluppare forme di partenariato tra i diversi attori della conoscenza e della cultura che operano sul territorio, dagli assessorati alle scuole, dalle associazioni alle istituzioni museali. La collaborazione università/ istituzioni culturali può essere minacciata da forme di ripiego identitario, di militantismo localistico in un spirito lontano dalla prospettiva europea e internazionale. È questa invece la sfida: suscitare partenariati locali capaci di non perdere di vista la dimensione universale della conoscenza, in grado di non lasciarsi assorbire da forme di propaganda localistica, o da meri obiettivi turistici, da una valorizzazione del patrimonio con pure finalità commerciali. La logica del “consumo” immediato può anche concedere dal punto di vista economico qualche ritorno subitaneo, ma rischia di non lasciare traccia, di non sedimentare a livello culturale e identitario. Il nostro comune linguaggio deve avere una valenza politica, deve essere rivolto alla città e ai concittadini (al di là delle frontiere locali o nazionali), perché dobbiamo interpellare le coscienze, risvegliare l’intelligenza del mondo, la curiosità e la capacità di apprendere attraverso il confronto con l’altro e l’alterità. Insomma, dobbiamo adoperarci, università e istituzioni culturali insieme, per creare quei beni preziosi e distintivi della nostra civiltà, in Italia come in Francia, in una cittadina di provincia come in una metropoli: il tempo libero per la conoscenza e l’accesso agli strumenti della costruzione dei saperi.

Cultura e saperi senza frontiere geografiche e cronologiche

Nella nostra società contemporanea, la circolazione degli uomini e dei beni è infinitamente più sviluppata di quanto fossero un tempo i movimenti delle idee, delle persone, delle merci, nel Mediterraneo antico (che pure era uno spazio intesamente frequentato). Tuttavia, nella società odierna, ci troviamo ad affrontare le medesime questioni e problematiche su cui i temi nodali della storia antica ci inducono ogni giorno a meditare e che costituiscono il centro dei nostri studi: la migrazione verso le zone ricche del mondo mediterraneo, i movimenti e la concentrazione delle ricchezze da parte delle potenze militarmente e diplomaticamente dominanti, l’evoluzione costante e il rimescolamento delle identità, la rivalità delle comunità cittadine e la coesistente consapevolezza delle città d’appartenere allo stesso mondo politico e culturale. La valorizzazione degli studi di storia antica partecipa dunque a pieno titolo alla formazione al “mestiere di cittadino” e alla sensibilizzazione all’interculturalità: in questo quadro, il confronto con tutte le forme di alterità, di differenza, deve essere l’asse portante della nostra riflessione di storici, che le nostre indagini riguardino il mondo antico o che si rivolgano agli evi successivi. Questa missione, comune all’Università e alle istituzioni culturali, è più che mai d’attualità in tutti gli stati e le culture del Mediterraneo contemporaneo, quali che siano le rive che tale mare lambisce.

La storia antica e le problematiche attorno all’identità e ai rapporti interstatali

La conoscenza del diritto ha raggiunto un grado di sofisticazione che rende gli affari e i testi giuridici di difficile accesso, anzi impossibile per i non addetti ai lavori. In effetti assistiamo a una forma d’implementazione giuridica: diritto nazionale, europeo, internazionale. Le forme di sovrapposizione giuridica, di contraddizione dei diritti, nelle controversie tra paesi comunitari o tra paesi dell’Europa comunitaria e stati non europei sono ricorrenti nel caso del diritto di famiglia, commerciale, o ancora del diritto marittimo. In una scala geografica più ampia e in un contesto giuridico moltiplicato, conosciamo delle forme d’implementazione dei diritti che scandivano ugualmente la vita quotidiana degli antichi. Come discutere e difendere una causa? Davanti a chi? Secondo quali regole? Come difendersi? In quale lingua? Facendo intervenire quali testi di riferimento? Quale giurisprudenza? Quali testimoni accreditati?

La storia della Sicilia greca e romana appare segnata da una fitta rete di relazioni intercorrenti tra realtà interne ed esterne all’isola.

Come si regolavano nella Sicilia greca i rapporti di forza tra entità simili o gerarchizzate sulla base della loro dynamis?

I problemi giuridici erano all’ordine del giorno in tutti i territori conquistati da Roma, compresa la Sicilia. La prima questione riguardava la conoscenza del diritto, ovvero la sua accessibilità. Come gli abitanti della Sicilia potevano conoscere l’editto del pretore? Ne erano date e ne circolavano traduzioni? Come si era informati delle visite del governatore nella provincia per lo svolgimento delle assisi giudiziarie? È noto quanto l’implementazione dei diritti, il multilinguismo che essa presuppone siano un fattore di rafforzamento del potere delle élites e di perpetuazione delle gerarchie sociali. È tuttavia difficile stabilire fino a che punto il diritto romano fosse percepito come puro fattore di egemonia o, al contrario, quale apporto strutturante per il regolamento delle controversie. Il diritto romano era infatti un mezzo per difendersi contro gli stessi Romani: i processi introdotti a Roma contro i governatori prevaricatori permettevano di reprimere gli abusi più gravi commessi dai magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. Il diritto delle potenza dominante, per quanto importato nel territorio provinciale, fu anche un elemento di normalizzazione e foriero, a termine, di forme si semplificazione, nella misura in cui si impose come diritto di riferimento e progressivamente eclissò le forme giurisprudenziali anteriori.

In ogni caso, si avrebbe torto a concepire l’applicazione del diritto romano nelle province antiche come una sorta di protostoria del diritto coloniale, nel senso delle colonie francesi e britanniche del XIX e del XX secolo. Il diritto delle popolazioni conquistate è stato senza alcun dubbio molto più sistematicamente negato e violato all’epoca contemporanea. Il diritto romano è stato un fattore di coesione nel mondo dominato da Roma, senza che fossero negati, all’inizio della conquista, i diritti che preesistevano nelle comunità vinte, anzi lasciandoli sovente sussistere o romanizzandoli gradualmente.

Gela: città ospite, crogiolo di popoli e di culture

La scelta della Sicilia come luogo di questi incontri e oggetto di studio si è imposta in modo naturale. L’isola, infatti, è stata fin dall’Antichità crocevia di popoli e teatro di interazione culturale e di esperimenti politici. In particolare, è stato a Gela, colonia di Rodi e metropoli di Agrigento, che si sono prodotte le condizioni per organizzare il primo degli incontri in programma, che prendono perciò nome dalla città che li ha voluti ospitare.

L’iniziativa si è dunque strutturata secondo tre parole chiave: valorizzazione, internazionalizzazione, ricontestualizzazione.

Valorizzazione del patrimonio storico-archeologico di Gela, che costituisce il nucleo forte dell’identità del territorio gelese e trova la sua espressione più alta nel ricco Museo Archeologico, di tutela regionale, espressione di un lungo e mai sopito desiderio di salvaguardare non solo le vestigia e i reperti archeologici ma anche, e soprattutto, la memoria delle origini e della storia della città.

La prospettiva internazionale costituisce un’occasione per avvicinare il territorio gelese a una platea europea e far conoscere a un largo pubblico, di specialisti ma anche di cultori della storia antica e siceliota, non solo il suo patrimonio archeologico, ma anche le sue bellezze paesaggistiche e lo spettacolare golfo su cui si affaccia la città e che si protende nel Mediterraneo verso l’altra riva. Gli studi di Antichistica conservano peraltro una dimensione internazionale che non sempre è presente in altri settori di studio, apparentemente più alla moda.

Il tema scelto mira a una ricontestualizzazione di Gela nel tessuto storico-politico della Sicilia antica, in specie della Sicilia orientale dominata con alterne vicende da Siracusa, cui le sorti di Gela sono indissolubilmente legate. In tale contesto si assiste a esperimenti e elaborazioni in termini di diritto internazionale, che offrono materia di riflessione al di là della famosa pace di Gela del 424 a.C. ad opera di Ermocrate, sul perdurare nell’isola dei modelli politico-diplomatici greci, ancorché rivisitati.

Due pubblicazioni distinte e il sito dell’ISTA

L’iniziativa “Geloi” è emblematica perché permette il dibattito tra studiosi di temi e periodi diversi, ma accomunati dal medesimo oggetto di indagine, rappresentato dalla storia della Sicilia antica: specialisti di storia greca, di storia punica, di storia romana. Si tratta di studiosi appartenenti a scuole storiografiche differenti, formatisi in sistemi universitari distinti, con hanno argomenti di studio diversificati, che cercano tutti però di comprendere l’interazione tra lingue, sistemi giuridici, modalità di organizzazione politica, forme di sovranità (con i rispettivi aspetti monetari e militari) modellati da decenni, se non secoli, di insediamenti successivi di popoli, talora da vere occupazioni straniere. In altri termini, tutti, con il proprio approccio e secondo i concetti corrispondenti agli usi e alla mentalità insiti nella propria lingua madre, studiano la questione dell’identità. Gli storici sono peraltro consapevoli che non esista un “elemento primo” secondo la definizione della chimica, “un corpo semplice”: è dunque ai complessi assemblaggi di molecole, alle reazioni che il loro contatto provoca che si interessano, alle forme di fusione, di sublimazione, per prendere in prestito un altro termine della chimica, così come rivolgono la loro attenzione ai catalizzatori.

Gli storici però non lavorano su esperienze riproducibili in modo identico. Lavorano su fonti sparse, frammentarie, che sono insieme frutto della casualità e della distruzione o selezione volontaria effettuata lungo i secoli. Nella ricerca sulla nozione d’identità, che essa sia affrontata sotto l’angolo etnico-linguistico, giuridico, politico, si è condotti a indagare le fonti, le “vestigia” testuali e materiali, piuttosto che, come capita agli archeologi, oggetti destinati a essere esibiti, esposti in vetrina, e più facilmente fruibili anche da un pubblico di non specialisti.

Per questa ragione, in un desiderio di circolazione al di là delle frontiere e di valorizzazione in direzione di pubblici diversificati, si è deciso per due pubblicazioni su supporto diverso. Una pubblicazione sul sito dell’ISTA dal carattere divulgativo, con interventi brevi e più facilmente fruibili, benché fondati sugli studi accurati degli autori. Un’altre destinata prioritariamente agli specialisti, sotto forma di volume, con contributi ulteriori rispetti a quelli presentati durante la giornata gelese e pubblicati on line, per offrire un quadro più ampio e rispondente agli studi in corso sul tema “Diplomazia e diritto in Sicilia in età ellenistico-romana”.

Ringraziamenti

L’iniziativa non avrebbe potuto essere realizzata se le istitutioni politiche e culturali nonché alcune associazioni sensibili alla storia della città non avessero sostenuto il progetto:

- il Comune di Gela che, nella persona del sindaco, avvocato Angelo Fasulo, e degli assessori alla Pubblica Istruzione, avvocato Giovanna Cassarà, e allo Sport, Turismo e Spettacolo, avvocato Giuseppe Ventura, ha patrocinato e sostenuto finanziariamente la manifestazione; - il Museo Archeologico e il suo direttore, architetto Ennio Turco, che l’ha ospitata;

-le associazioni FIDAPA, nella persona della presidente, professoressa Angela Incardona Sbirziola, e International Inner Wheel, nella persona della presidente, professoressa Mariolina Faraci, che hanno contribuito economicamente alla realizzazione del convegno;

-il centro culturale AKKUARIA, nella persona della presidente, signora Vera Ambra, e della vice-presidente, dottoressa Angela Agnello, che ha curato l’organizzazione e i contatti con le istituzioni e le associazioni in loco nonché con le scuole cittadine;

-le insegnanti del Liceo “Eschilo”, in specie la professoressa Rita Salvo, che hanno accompagnato i loro studenti e partecipato attivamente all’incontro.